Se il vino fa male, meglio morire felici?
S3 E3 | Trovare l’equilibrio in un mondo che spinge verso gli estremi è un’impresa. Un po’ come nei vini dealcolati. Ma ci proviamo, parola di lupetto.
Ciao, io sono Giulia e questa è la terza stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / vicende random / link al mese.
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🚀 La morte c’ha a trovà vivi
Fanno bene fanno male sto bene sto maleeeee 🎶
Cantava Morgan ne “L’assenzio”, ormai secoli fa, quando non era ancora stato consumato da certi suoi consumi smodati. Questo nuovo episodio arriva con netto ritardo rispetto a quanto avevo preventivato: avevo difatti in canna un articolo di denunzia sociale per mettere al muro i nemici del vino dealcolato e tutti i difensori del vino come “parte integrante della dieta mediterranea”, come alimento/bevanda anche solo lontanamente “salutistica” e favolette varie.
Poi, rileggendolo, mi sono sentita un po’… talebana. E quella sensazione non porta mai nulla di buono.
Così sono ripartita da zero. Mi sono interrogata spesso su cosa fa bene, cosa fa male; ma soprattutto: cosa vuol dire bene? E male?
Spoiler: il vino non fa bene.
Partiamo dal presupposto che il vino non fa bene al nostro organismo. Quella del bicchiere di vino al giorno che toglie il medico di torno è fantascienza: accettiamolo, dai. Vi piace bere, e difatti bevete spesso, per il gusto, il piacere, l’abitudine? Va benissimo. Ma almeno, chiamiamo le cose col loro nome.
E il vino dealcolato? Neanche il vino dealcolato fa bene, signora mia.
Perché il vino è tutto un gioco di equilibri: ogni sua componente è una colonna portante che sostiene la struttura del liquido quando entra in bocca: se io di colpo elimino di netto una colonna, l’intero palazzo crolla – a meno che io non cerchi di trovare un raffazzonato equilibrio mediante il rinforzo di un’altra colonna. Tutto questo fa sì che il vino dealcolato sia spesso piuttosto distante dal concetto di “naturale” e “genuino”.
E quindi? Che si beve?
Se avessi la risposta a questa domanda probabilmente non sarei qui. C’è chi dice che dovremmo buttarci su bevande alternative al vino dealcolato, che possano definirsi “territoriali”: io credo che occorra fare un distinguo, perché molte di queste bevande sono sottoposte a processi di “ritocco” e modifica invasivi (tanto quanto i nostri amici vini NO-LO).
C’è chi dice d’altro canto che dovremmo bere e lasciare bere. D’altronde il libero arbitrio è forse la cosa più bella della vita. Meglio sessant’anni di simposi con cento assaggi di vino al giorno, o cent’anni di palestra e verdure pesate al grammo? Nella vita 1+1 non fa sempre 2 e comunque: questione di prospettive.
Io il mio equilibrio personale l’ho trovato bevendo molto, molto meno e sguinzagliando l’Alberto Angela che vive in me: esploro vino, vino dealcolato, fermentati alternativi, birre, birre analcoliche e via dicendo. Studio, faccio domande, assaggio. E poi ne parlo con voi!
Bere (e consumare) con la testa accesa.
C’è un articolo molto bello in cui Armando Castagno dice:
“Il vino è un mezzo per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze: storiche, geografiche, estetiche e persino filosofiche. È l’unico elemento della nostra dieta con così tanti riflessi culturali”
Io credo che questo discorso non sia valido solo per il vino, ma per tanti altre forme di nutrimento che introduciamo (nelle forme più disparate) nel nostro organismo: accendere il cervello quando beviamo o mangiamo può modificare il modo in cui viviamo l’esperienza gastronomica e può arricchirci in modi inaspettati.
Per un approccio consapevole al consumo, è essenziale prenderci cura della nostra dieta – alimentare, mediatica, culturale – selezionando, filtrando e prestando attenzione ai contenuti; per il resto, come dice mia nonna, ormai ospite fissa di questa newsletter:
“La morte c’ha a trovà vivi”
La morte ci deve trovare vivi.
Cosa voglia dire “vivi” sta a noi deciderlo.
🪐 Un proxy wine
🍾 FADE TO BLACK Non-alcoholic Sparkling Red di MURI
🦞 Momento di consumo: quando devi andare a cena da amici in macchina e vuoi fare la persona responsabile senza negarti il piacere di una bevanda diversa dall’acqua o dalla coca cola.
FADE TO BLACK fa parte della categoria dei proxy wines, bevande fermentate e complesse che non cercano di imitare il vino tradizionale, ma di offrire un’alternativa altrettanto intrigante e strutturata. Niente uva, ma una combinazione sapiente di ingredienti e tecniche di fermentazione che danno vita a un profilo aromatico unico.
In questo caso, siamo di fronte a una bevanda fermentata a base di ribes rossi e neri, camomilla, malto, foglie di fico e aghi di pino, lavorati con cura artigianale per ottenere un profilo aromatico complesso e affascinante.
🍷 Cosa mi ricorda?
Un Lambrusco che strizza l’occhio alla dolcezza, senza mai esagerare. Un sorso fresco, vibrante e bilanciato, con una bollicina fine che lo rende godibilissimo e super versatile negli abbinamenti. Niente (o quasi) alcol, ma carattere da vendere!
🎷 Una Playlist Jazz di JAZZISEVERYWHERE, su YouTube
🎮 Per i miei wine nerd:
Gli ingredienti vengono fermentati singolarmente, poi assemblati in una cuvée frizzante che unisce note fruttate e terrose, per un'esperienza sensoriale unica.
Precisazione doverosa: FADE TO BLACK contiene 0,5% di alcol.
Precisazione doverosa 2: grandissimo plauso alla bottega non bottega (online) Doyouwine di Alessandro, divulgatore ed esploratore infaticabile della categoria, e non solo! Ho scoperto questo proxy (e altri, di cui vi parlerò) grazie a lui.
☄️ Un vino
🍾 Minù, Orange Salento IGP di Vetrère | A base di: Minutolo 100%
🦞 Momento di consumo: quando hai bisogno di un vino che metta tutti d’accordo a tavola.
C’è qualcosa di più eloquente di una bottiglia vuota? Direi di no. Lo scorso weekend mi sono trovata davanti a una tavolata impegnativa: i miei genitori in visita a Taranto, un incontro tra suoceri, zii e nonni della mia compagna. Insomma, una di quelle occasioni dove un vino deve conquistare al primo sorso.
E questo Minù ci è riuscito, direi al primo sguardo, grazie al suo colore brillante (fidatevi sulla parola o date un’occhiata al sito della cantina) e, sorso dopo sorso, grazie a una sapidità che sa di mare, come quello che avevamo fuori dalla finestra. Provare per credere.
🎮 Per i miei wine nerd:
Questo vino nasce da (fiano) Minutolo 100%, un vitigno autoctono pugliese che, nonostante il nome, non ha nulla a che fare con il Fiano campano. Sopravvissuto all’estinzione grazie all’impegno di piccoli produttori nei primi anni 2000, oggi ci regala vini dal profilo aromatico complesso e di grande eleganza.
Nel caso di Minù, le uve vengono lasciate a macerare sulle bucce per 3-4 giorni, regalando al vino quella tonalità dorata e intensa che lo rende irresistibile.
🎷 Pizzica Tarantina, dei Terraross | YouTube
💫 ABC del vino
Al di là delle logiche di mercato – che ci interessano fino a un certo punto, visto che siamo consumatori e non produttori – di cosa dovremmo parlare quando affrontiamo il tema del vino dealcolato?
Della piacevolezza, esatto. Perché, alla fine, le persone comprano ciò che trovano gradevole. E quindi parliamone.
Tra le tante nozioni (più o meno discutibili) che ci vengono insegnate nei corsi di degustazione, ce n’è una che nessuno può davvero contestare: la piacevolezza organolettica di un vino – al di là dei gusti personali – dipende dall’equilibrio tra le sue componenti.
Quali? Acidità, tannini, morbidezza e, sì, alcol.
E qui arriviamo al problema: cosa succede quando l’alcol viene rimosso? Esatto, il vino perde struttura, profondità e rotondità, diventando spesso sbilanciato.
Per ovviare al problemi, molti produttori optano per un livello di zuccheri da far impallidire una qualunque lattina di coca-cola, arrivando anche a 50 g/l. Sì, cinquanta grammi per litro.
Della serie: bevendo vino dealcolato non mi verrà la cirrosi, ma il diabete è dietro l’angolo.
La buona notizia? La normativa sulla produzione dei vini dealcolati sta cambiando, e con essa - speriamo in un futuro prossimo - anche la qualità di questi prodotti.
Ne vedremo delle belle. 🍷
🪐 Ti sei mai chiesto come muovere i primi passi nell’esplorazione dell’universo vino senza quel tipico timore reverenziale?
Sto modellando la Guida Galattica per Enostappisti in un ciclo di serate dedicate alla scoperta del proprio gusto personale, un’introduzione al vino che non mira a formare futuri sommelier, ma bevitori coscienti: fare il primo passo e inaffiare il seme della curiosità per un approccio al vino consapevole.
🛰️ Update: Ho finalmente affrontato la mia finitudine, come consiglia Oliver Burkeman nel suo meraviglioso (quanto fustigante) libro Quattromila Settimane. Morale della favola? Ho smesso di rimandare e ho affidato la creazione della landing page a chi la finirà prima della prossima era geologica. Presto troverete lì tutti i dettagli sul corso: temi delle serate, modalità di partecipazione, prenotazioni, ecc. Insomma, ci siamo quasi! Come dicono quelli bravi: STAY TUNED.
👉🏻 Ti andrebbe di darmi qualche consiglio o spunto per costruire questo ciclo di serate? Puoi farlo in 2 minuti (giuro) compilando il questionario che trovi aprendo questo link.
Colgo l’occasione per ringraziarvi: grazie a chi ha compilato il form, a chi mi ha scritto una mail o in DM su Instagram con commenti e suggerimenti. Siete preziosi.
🌒 Link molto belli
Dario Bressanin risponde
alle boiatealle affermazioni discutibili di Angelo Gaja in merito all’alcol “virtuoso” contenuto nel vino.Armando Castagno propone una visione del vino come parte integrante di un contesto culturale più ampio, dove la comunicazione efficace e l'autenticità sono fondamentali per affrontare le sfide attuali del settore. L’intervista sul Gambero Rosso.
Esiste un NO-LO di terroir? Si chiede
nell’ultima uscita della sua .Dove guardare per scoprire alternative NO-LO interessanti? Alla Germania, come riporta Seven Fifty Daily.
Nel mentre Hofstatter è uscito con un nuovo spumante dealcolato di alta gamma, in esclusiva per la ristorazione.
🌍 Q&A
Avete una domanda da farmi ma non avete Substack per lasciare un commento? Vorreste un approfondimento? Oppure consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina da visitare? Volete semplicemente fare due chiacchiere?
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Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Ci sentiamo presto, ciao!
Bella puntata!