Che fine hanno fatto i Gemelli Diversi?
S3 E4 | Se dico “Mary” cosa rispondete? “È andata via”, esatto. È tornata invece la newsletter che vi sblocca ricordi, facendovi fare connessioni improbabili tra la vostra vita e il vino.
Ciao, io sono Giulia e questa è la terza stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / vicende random / link al mese.
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🚀 Chissà che bevevano nel dietro le quinte del Festivalbar
Nei primi anni 2000 i Gemelli Diversi erano OVUNQUE. Giravi su MTV? C’erano. Accendevi la radio? C’erano. Gita in pullman con la scuola? L’autista aveva sicuro un cd masterizzato con “Mary” dentro. Dalla sagra del ranocchio fritto al Festivalbar, potevi star certo che li avresti ascoltati: dal vivo, oppure registrati. Poi, puff. Spariti.
Di storie come questa, ne esistono a bizzeffe: dall’onnipresenza a “Chi l’ha visto?” il passo è breve, specialmente in un’industria frammentata e volatile come quella musicale.
I Gemelli Diversi mi fanno tanto pensare a un’altra coppia di vitigni con un legame di parentela e la spada di Damocle in bilico sulla testa: parlo del Cabernet Sauvignon, che rischia di perdere il proprio status di starlette nel panorama vinicolo internazionale per via di un’allure anni ’80 un po’ démodé – con quelle spalle troppo larghe, la presenza ingombrante, la bevibilità a singhiozzo. E cosa dire del suo gemello diverso, il Sauvignon Blanc? Spesso in veste decisamente troppo aromatica, che sfocia nel dolciastro, e troppo poco sorprendente.
Oltre al rischio dimenticatoio, c’è un’altra caratteristica che mi spinge ad accostare questi due vitigni: uno tra gli aspetti più divisivi del panorama vinicolo, al pari di “guanciale o pancetta nella Carbonara”? ma anche “si chiama arancino oppure arancina”? Sto parlando delle note “verdi” del profilo aromatico, altrimenti dette ”erbacee”. Per molti, ma non per tutti. Ma andiamo per gradi: a cosa sono dovute?
🦹🏼♀️ Il mio super potere segreto (più o meno)
Ho un super potere: riesco a sentire l’odore di un peperone a chilometri di distanza. Non è utile come il teletrasporto, ma spiega parecchio del mio rapporto con il vino.
A voi è mai capitato di annusare un vino e pensare che vi ricordasse il peperone, l’erba appena tagliata, la foglia di pomodoro..? No? Bene, siete persone normali. Sì? Va bene lo stesso, siete solo wine nerd.
Ebbene, l’aroma di peperone, di foglia di peperone, di asparago, di erba tagliata, e mille altri, fanno parte dei cosiddetti aromi “verdi” riscontrabili in un vino.
🟢 Gli aromi “verdi” nel vino
Tra i principali responsabili degli aromi “verdi” nel vino troviamo delle molecole particolari, ovvero le alchilmetossipirazine – per gli amici metossipirazine.
I livelli di metossipirazine nell'uva aumentano gradualmente con la crescita degli acini, raggiungendo il picco di concentrazione poco prima dell'invaiatura1, e iniziando poi a diminuire con l'avvicinarsi della maturazione.
L'uva acerba presenta in genere alti livelli di metossipirazine: queste molecole fanno un po’ da repellente – insieme agli alti livelli di tannini verdi. Long story short: la vite, come tutti, mira ad evitare l’estinzione, perpetuando la propria specie: di conseguenza fa quel che può affinché i propri acini non vengano mangiati dagli uccelli prima che i semi siano pronti per essere dispersi – e portare dunque avanti la specie.
Torniamo ai nostri aromi “verdi”: dovete sapere che, per via della propria particolarità, hanno sempre suscitato mixed feelings tra la critica e gli appassionati.
Anni fa, erano particolarmente desiderabili nel Sauvignon Blanc – la “moda” partì dall’area di Marlborough in Nuova Zelanda e si diffuse a macchia d’olio nelle zone d’elezione del vitigno; alcuni produttori sudafricani arrivarono al punto di aggiungere agenti aromatizzanti al vino per incrementare questi sentori (ma vennero beccati).
Lo stesso si può dire del Cabernet Sauvignon: il tratto “verde” non sembra desiderabile come nei bianchi, ma è particolarmente apprezzato a Bordeaux, in Francia; in altre zone del mondo è ormai temuto più della peste bubbonica.
Cosa possono fare i vignaioli per contenere questi aromi? Al netto del fatto che i livelli di metossipirazine sono direttamente influenzati dalla tipologia di suolo, dalla topografia e dalle temperature medie della zona di riferimento, ci sono alcune pratiche efficaci per gestire e ridurre la presenza di metossipirazine nei vini, definendo così un profilo aromatico meno “verde”:
Gestione della chioma2 : più esposizione al sole = più degradazione delle pirazine. Spollonature e sfogliature aiutano.
Vendemmia tardiva: lasciare l’uva sulla pianta più a lungo dovrebbe (è un argomento assai dibattuto) permettere una maggiore maturazione → meno verde, più frutto.
Portainnesti3 selezionati: i differenti livelli di vigoria4 conferiti da diversi portinnesti causano una crescita più o meno intensa della chioma, regolando l’esposizione dell’uva al sole (si torni al punto 1)
Esistono tattiche anche per le lavorazioni in cantina (es. vinificazioni “soft” specialmente nel caso dei bianchi, per ridurre l’estrazione delle pirazine) ma il pensiero comune è che la questione debba essere gestita in vigna con molta attenzione.
🪐 Un Cabernet Sauvignon
🍾 Porcupine Ridge di Boekenhoutskloof | Cabernet Sauvignon 100%
🦞 Momento di consumo: a mani basse pizza e partita sul divano, dello sport che vi pare (nel mio caso partita della nazionale di calcio femminile in cui possibilmente non perdiamo)
🟢 Allerta verde sì o no?
Decisamente sì. Qui la buccia di peperone è percepibile ancor prima del bellissimo suono che emette un tappo a vite che si apre. È un tratto distintivo del vino, che presenta inoltre un tannino bello dritto, levigato, per una beva compulsiva. Un classico rosso da nuovo millennio.
🎮 Per i miei wine nerd:
Fondata nel 1776, Boekenhoutskloof è una delle cantine storiche del Sudafrica. Porcupine Ridge è la sua linea entry-level, ma con qualità decisamente buona per la fascia di prezzo.
FUN FACT: non a caso c’è un porcospino in etichetta: in vigna se ne trovano davvero, e l’azienda è impegnata anche in progetti di conservazione della fauna locale.
🎷 883, La dura legge del gol su YouTube (sto ancora piangendo per Svezia-Italia femminile 3-2)
☄️ Un Sauvignon Blanc
🍾 Declivi a Maso Corno di Tenuta Maso Corno | 100% Sauvignon Blanc
🦞 Momento di consumo: questo è un vino perfetto da regalare per fare un figurone, io l’ho apprezzato molto molto molto (prima che si gridi allo scandalo: me l’ha regalato mia cugina, non la cantina)
🟢 Allerta verde sì o no?
Qui il verde è solo leggermente accennato e, come mille altre cose, forse esiste solo nella mia testa: ci sento un filino di erba tagliata, sotto a strati poderosi di fiori di sambuco, camomilla, foglie di the.
🎮 Per i miei wine nerd:
Dal punto di vista vinicolo, Trentino e Alto Adige sono due zone ben distinte. Il Sauvignon Blanc non è molto diffuso nella regione, ed è principalmente coltivato nella zona dell’Alto Adige, con espressioni “taglienti” e fresche, che strizzano molto l’occhio alla Loira; dunque questa espressione di Sauvignon, proveniente dal Trentino e ben 12 mesi in botte grande di rovere (e altrettanti in bottiglia) è certamente un esperimento atipico, ma riuscito alla grande.
🎷 Francesca Michielin, Nessun grado di separazione su YouTube (come tra me e le Pirazine 💚)
💫 ABC del vino
Finora ho parlato di “gemelli diversi”, ma sarebbe più corretto dire che il Sauvignon Blanc è… la madre del Cabernet Sauvignon, che sarebbe nato da un casuale affair con il Cabernet Franc. Non proprio in questi termini, ovviamente, ma il concetto è questo, ed è stato comprovato da studi sul loro DNA negli anni ‘90.
Quindi perché continuo a parlare di “gemelli diversi”?

Come abbiamo visto, Cabernet Sauvignon e Sauvignon Blanc hanno un profilo organolettico ben distinto (anche solo per il fatto che dal primo produciamo rossi, e dal secondo bianchi) ma con un potenziale filo conduttore: entrambi infatti possono avere una componente erbacea, “verde”, riconducibile principalmente alle pirazine – anche se espressa in modo diverso:
Nel Cabernet Sauvignon, spesso con note di peperone
Nel Sauvignon Blanc, invece, anche con odore di erba tagliata e perfino di asparago
È vero che da un lato abbiamo un rosso, spesso strutturato, e dall'altro un bianco fresco e aromatico, ma entrambi possono essere coltivati in zone del mondo simili.
Infine, entrambi hanno uno stile molto variabile a seconda del clima e delle tecniche di produzione. Ad esempio, il Sauvignon Blanc della Loira è completamente diverso da quello della Nuova Zelanda, così come un Cabernet Sauvignon di Bordeaux, in Francia, può essere diversissimo da uno californiano, o sudafricano.
🪐 Ti sei mai chiesto come muovere i primi passi nell’esplorazione dell’universo vino senza quel tipico timore reverenziale?
Sto modellando la Guida Galattica per Enostappisti in un ciclo di serate dedicate alla scoperta del proprio gusto personale, un’introduzione al vino che non mira a formare futuri sommelier, ma bevitori coscienti: fare il primo passo e inaffiare il seme della curiosità per un approccio al vino consapevole.
🛰️ Update: niente raga, alla fine sto lavorando di nuovo io alla landing page. Non dico niente perché sono scaramantica, ma, come dicono quelli bravi: stay tuned. Ci siamo quasi.
👉🏻 Ti andrebbe di darmi qualche consiglio o spunto per costruire questo ciclo di serate? Puoi farlo in 2 minuti (giuro) compilando il questionario che trovi aprendo questo link.
Colgo l’occasione per ringraziarvi: grazie a chi ha compilato il form, a chi mi ha scritto una mail o in DM su Instagram con commenti e suggerimenti. Siete preziosi.
Pensavo anche di fare serate di sbicchieramenti in libertà insieme, è una roba che potrebbe interessare? Online, o dal vivo, per chi vive nei dintorni di Pisa:
🌒 Link molto belli
Arianna Occhipinti che torna al Vinitaly: non c’abbiamo capito niente. Di Italian Wine Drunkposting.
Pezzone nerdissimo bellissimo di Tommaso Ciuffoletti su Intravino.
Boh, non so cosa dire: Rat sommeliers demonstrate advanced olfactory learning in wine sniffing test
Prossimo vino da provare: Chardonnay dalla Germania.
Quando ho sono diventata sommelier io, ci insegnavano che la vite poteva essere coltivata solo in poche zone “elette” del mondo. Ora facciamo vino anche in Bhutan: ne parla The Buyer.
🌍 Q&A
Avete una domanda da farmi ma non avete Substack per lasciare un commento? Vorreste un approfondimento? Oppure consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina da visitare? Volete semplicemente fare due chiacchiere?
📨 Inviatemi una mail, mi fa sempre super piacere!
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Ci sentiamo presto, ciao!
Invaiatura = L'inizio della maturazione dei frutti, contraddistinto da un cambiamento di colore, che dal verde originario va gradatamente verso il colore caratteristico.
Gestione della chioma = L’insieme di pratiche (potature, sfogliature, spollonature) per regolare la quantità di foglie e la loro esposizione al sole.
Portainnesto = La parte radicale di una vite, di solito di una specie americana resistente alla fillossera, su cui viene per l’appunto innestata la parte aerea di una vite europea.
Vigoria = La vigoria vegetativa della vite è la capacità intrinseca di un vitigno di accrescere il proprio apparato fogliare.