Ciao, io sono Giulia e questa è la seconda stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / link al mese.
🚀 Nel mulino che vorrei…
Vi capita mai di chiedervi quale misteriosa bottiglia stia bevendo l’attore o l’attrice della serie tv che state guardando?
No, vero? Perché siete persone normali.
A me capita. Sempre. Ovviamente.
Quando il mio cervello nota un bicchiere di vino sullo schermo, o peggio ancora, una bottiglia, tira fuori una capacità di concentrazione continuativa che mi sarebbe tornata molto utile mentre cercavo di ricordarmi le regioni vinicole del Cile1, e invece.
Il mio modus operandi è il seguente:
Focalizzazione ossessiva sulla bottiglia, per cercare di carpire indizi dall’etichetta
Individuazione della sfumatura di colore nel calice, per andare in profondità nelle mie divagazioni
Rimandare indietro di almeno 2-3 minuti perché in tutto ciò non ho capito una mazza della scena che stavo guardando (per la gioia di chi sta condividendo questa esperienza con me)
L’ultima serie tv che mi ha fatto ululare dai pianti vedeva più bottiglie che attori coinvolti nel corso degli episodi. Sto parlando di One Day, e sì, mi ha fatto piangere anche se sapevo già come sarebbe andata a finire: mi sono spoilerata il finale cercando su Google: “cosa bevono in One Day?”
Per evitare anche a voi tragici spoiler, eccomi nelle vesti del vostro personale Yahoo Answer, a tema vino.
Porto alla vostra attenzione due scene in particolare, prese dai primi due episodi. Purtroppo non ho il numero di telefono del regista, quindi le risposte saranno verosimili (modestia a parte), ma inventate. Vi presento dunque le mie intuizioni e le bottiglie che avrei proposto io, tra un dramma e l’altro.
Scena incriminata numero 1 - Il primo incontro dei nostri due fringuelli amorosi a un festino universitario: una serata briosa… e spumeggiante.
La vedete? Tra le mani del prode Dexter c’è proprio una bottiglia di vino.
Capsula dorata, collarino azzurro, bottiglia champagnotta, siamo a fine anni ‘80: sicuro come l’oro che è Champagne. Dati gli indizi e il contesto azzarderei anche il nome di una maison in particolare, ma vi risparmio la mia nerditudine.
Nel mulino che vorrei, al posto dello Champagne c’è una bottiglia di spumante piemontese, Alta Langa per la precisione, oppure proprio uno spumante inglese. (Stanno spopolando, ma di questo parleremo un’altra volta).Scena incriminata numero 2 - Conversazione con madre un po’ sbronza molesta, in Italia: un tripudio di facili cliché e di vino bianco.
Persone facoltose che si regalano un numero indefinito di settimane in Italia: can I make it any more obvious? (cit. Avril Lavigne, Sk8er Boi)
Vino bianco, quasi trasparente, una bottiglia seccata all’ora dell’aperitivo, siamo sempre alla fine degli anni ‘80… O è un Soave o è un Pinot Grigio delle Venezie, quei vini bianchi prodotti in quantità industriali, facili e beverini, che, serviti a temperature degne di un surgelato della Bofrost, vanno giù come l’acqua.
Nel mulino che vorrei, madre brilla tiene tra le mani una bottiglia di Albariño spagnolo, oppure un nostrano Asprinio d’Aversa: la chiave? Una freschezza comunque disarmante, ma meno ovvia.
Potrei andare avanti per ore e ore, questa serie tv è un concentrato di bottiglie e di momenti inebrianti: c’è uno spezzone sull’abbinamento di un piatto di ostriche e un “biscuity Muscadet” che mi ha fatto pigolare di gioia.
Però, in realtà, ho fatto questo preambolo perché, guardando la serie, mi sono chiesta:
come mai vediamo chiaramente sullo schermo i nomi dei brand di altri prodotti, come le sigarette o le patatine, ma non vediamo mai le etichette delle bottiglie?
Ovviamente ci sono delle restrizioni in atto perché non vogliamo incoraggiare il consumo di bevande alcoliche attraverso la rappresentazione sullo schermo. In più, dobbiamo considerare che comparire sullo schermo è tutto fuorché poco dispendioso.
Mi pongo queste domande perché il grande schermo può essere fonte di visibilità per le cantine, o semplicemente per certi tipi di vino.
Prendiamo un caso storico, che ha fatto scuola in questo senso: nel film Sideways di Paul Giamatti, il Pinot Noir viene esaltato, mentre il Merlot viene demolito.
Dopo l’uscita del film, le vendite di Merlot negli Stati Uniti hanno segnato un drastico calo mentre le vendite del Pinot Noir un’impennata notevole.
(Qui potete recuperare la memorabile scena in cui il Pinot Noir viene glorificato da Paul Giamatti)
Per citare un caso più recente: avete visto The White Lotus?
In uno degli episodi della seconda stagione, il gruppo di amici va a fare una degustazione presso la tenuta Sciaranuova di Planeta, azienda storica siciliana: nel corso della scena vengono tessute le lodi dei vini proposti in degustazione.
Inutile che vi stia a raccontare quanto questo ha giovato in termini di immagine all’azienda, a livello internazionale.
Le ricerche di mercato ci dicono che le “nuove generazioni” bevono meno, tendenzialmente prestano più attenzione alla sostenibilità e sono più interessate alle storie dietro alle bottiglie che ai marchi stampati sulle etichette.
Mi chiedo e ci chiedo, per chiudere: se una qualunque piattaforma di streaming producesse una serie tv in una città italiana, mettiamo Roma, e su un tavolo a un certo punto apparisse una bella bottiglia di Cesanese, o di Frascati, e i protagonisti dicessero due parole sulle suddette bottiglie, quale reazione potremmo istigare nelle “nuove generazioni”?
Sana curiosità, placida indifferenza, oppure un sold out di Cesanese a livello planetario con consumi eccessivi in festini promiscui? Ai posteri l’ardua sentenza.
🪐 Una bottiglia al supermercato
👉🏻 Il vino del mese è il Montefalco Rosso di Arnaldo Caprai
🍔 In abbinamento a una brace con gli amici (magari, se non piove, a Pasquetta)
🎮 Per i miei wine nerd: Arnaldo Caprai in realtà è famoso per un vitigno autoctono umbro, il Sagrantino - presente in questo vino solo in minima percentuale, il resto è Sangiovese e Merlot.
Il Sagrantino mi piace perché è un inno alla pazienza: è talmente tannico che non si può pensare di berlo appena uscito dalla cantina, ha bisogno di tempo, attesa: è un vino da “vita lenta”. Ho sempre pensato che fosse molto poetico. Non c’entra molto con il Montefalco Rosso che vi consigliavo poco fa, ma oggi va un po’ così.
🛒 Il Montefalco Rosso di Arnaldo Caprai è un evergreen dell’Esselunga
☄️ Una bottiglia in enoteca
🍷 Il vino del mese è Il Marinetto, di Sergio Arcuri | Gaglioppo 100%
🍔 In abbinamento a una bella pizza, o una grigliata di pesce
🎮 Per i miei wine nerd: Sergio Arcuri lavora su 8 ettari vitati, distribuiti in due zone diverse, nella zona di Cirò Marina, in Calabria.
In fiera mi ha raccontato che per l’annata 2022 del suo rosato ha utilizzato quattro masse, vinificate individualmente e provenienti da quattro appezzamenti diversi: alcuni nell’entroterra, altri sul mare.
Ciascuno di essi è caratterizzato da un microclima e un peculiare tipo di terreno: l’unione delle parti ha dato come risultato questo vino sapido e pungente, con note floreali, di melone bianco, pesca matura.
🎷 Futura, Lucio Dalla Spotify | YouTube | Apple Music | Amazon Music
Stappi questo vino. Cammini per le strade di Bologna ma se chiudi gli occhi ti stai tuffando da una scogliera e i portici portano dritto dritto al mare. I giochi di luci e ombre richiamano alla mente una distesa infinita di ombrelloni. C’è il calore rassicurante dell’estate a combattere l’incertezza, il salmastro a sbiancare la precarietà di certi indicibili sentimenti. Alzi la sabbia coi piedi ad ogni passo, ma nessuno se ne cura. Addenti una pesca, tra gli schizzi d’acqua di bambini irruenti. Riapri gli occhi ed è di nuovo Bologna, non c’è più il mare di fronte, ma il sole e il sale sono dentro al calice.
🛒 Dove acquistarlo? Su Bernabei.
💫 ABC del vino
Il televoto ha parlato: approfondiamo la criomacerazione.
Avete presente il calice di vino bevuto da Dexter in compagnia di sua madre nella scena incriminata numero 2 di One Day, che io ho battezzato come Pinot Grigio?
Ecco, il Pinot Grigio in questione potrebbe aver subito criomacerazione.
Ma partiamo dalle basi: cos’è la criomacerazione?
La criomacerazione avviene prima della fermentazione alcolica. Questo processo prevede che il mosto resti a contatto con le bucce per un tempo variabile da uno a due giorni, a una temperatura compresa tra i 5 e i 8 °C.
Quando viene utilizzata?
La criomacerazione è svolta molto spesso su varietà aromatiche o semi aromatiche, con l’obiettivo di incrementare l’apporto aromatico varietale del vitigno: gli aromi che quella varietà di uva produce e conferisce al vino “naturalmente” - quindi tutti quegli aromi che non derivano da fermentazione o maturazione.
Invece, per quanto riguarda varietà cosiddette neutre (come il nostro amico Pinot Grigio) viene impiegata per accrescere le loro potenzialità aromatiche.
Quindi, in estrema sintesi, la criomacerazione ha due macro-effetti a seconda dell’uva utilizzata:
incrementare il potenziale espressivo di un vino prodotto da uve “neutre”
sottolineare il corredo aromatico di un vino prodotto da uve “aromatiche o semi aromatiche”
🌒 Link molto belli
Salutiamo Enrico Scavino, bandiera delle Langhe, membro dei famosi “Barolo Boys”, che hanno contribuito a diffondere nel mondo uno dei vini italiani (oggi) più conosciuti. Vi incuriosisce la storia dei Barolo Boys? Vi aspetto nel box domande!
Pollo fritto e Champagne? Da provare almeno una volta nella vita. Rilancio in chiave veg: salvia fritta oppure fiori di zucca fritti e Champagne? Il vostro prossimo abbinamento preferito.
Per rimanere in tema chi-beve-cosa: cosa bevono alla Casa Bianca? Articolo del Time.
Una brutta brutta bruttissima storia di sfruttamento e caporalato nelle Langhe. Su Intravino.
Come innamorarsi del vino? Eric Asimov condivide le sue best practice.
Infine, una notizia assai curiosa: spediremo il vino nello spazio, agli astronauti? Qualcuno ci sta lavorando.
🌍 Q&A
Avete una domanda da farmi ma non avete Substack per lasciare un commento? Vorreste un approfondimento? Oppure consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina da visitare?
Cosa vorreste approfondire in uno dei prossimi episodi?
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Se avete commenti, dubbi o domande, sapete dove trovarmi: mi fa molto piacere confrontarmi su qualunque questione possa venirvi in mente – qui tra i commenti, su Instagram oppure su Threads.
Ci sentiamo presto, ciao!
Questa meravigliosa storiella merita di stare solo qui, tra le invisibili note. Il 17 marzo ho dato l’esame per la certificazione WSET 3: ho passato due settimane a cercare di ricordare le zone vinicole del Cile, con scarsi risultati. Ho passato le stesse due settimane ad attirare iella, pensando che sarebbe uscito il Cile. Cosa esce, ovviamente, nella parte delle domande con risposta aperta? IL CILE. Almeno, spiritualmente, ero pronta. Sipario.
❤️❤️❤️
Che bello sentire parlare di vino così!