Hai mai leccato un sasso?
S2 E2 | Creare un senso di familiarità senza sfociare nell'assurdità
Ciao, io sono Giulia e questa è la seconda stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / link al mese.
🚀 Sapore di sale, sapore di mare
Ve li ricordate i disegni che facevate da bambini? Probabilmente coloravate il cielo di blu e il sole di giallo.
Ma anche: cosa vi diceva vostra nonna per farvi mangiare una pietanza non di vostro gradimento? La mia diceva, per esempio, che il pesce mi avrebbe fatto diventare intelligente.
Adesso rispondete a una domanda: cosa accomuna questi due gloriosi ricordi d’infanzia? Il fatto che non c’è niente di scientifico, o veritiero, alla base. Ovvero: il cielo non è blu, il sole non è giallo, e tutta le sogliole bollite che ho ingerito da infante non hanno incrementato il mio Q.I.
Eppure continuiamo a disegnare, parlare e volere bene alle nonne, negli stessi termini.
Cosa c’entra tutto questo con il vino? È presto detto: a volte, con l’intento di avvicinare (metaforicamente parlando) il vino alle persone, cerchiamo di associarvi immagini e concetti che possono trovare familiari.
Avete mai sentito una frase tipo “questo vino proviene da uve coltivate in un terreno *inserire un tipo di terreno a caso*, e infatti sentite che bella mineralità?”
Perché questa immagine? Perché la mineralità è un concetto che la maggior parte di noi sente vicino. Facile. Intuibile. La maggior parte delle persone parlerà di una scia “salata” dopo la deglutizione del sorso e la assocerà alla mineralità.
Purtroppo:
la scienza dice che le componenti minerali nel terreno non hanno sapore né odore
le radici non potrebbero in ogni caso assorbirne l’eventuale gusto/aroma
Quindi: ci parlano di mineralità perché è un concetto che può suonare familiare, ma la scienza confuta questa tesi: i sassi (le componenti minerali del terreno) non hanno sapore e chi diffonde questo verbo diffonde assurdità.
Se da un lato è vero che non è necessario studiare per bere e apprezzare il vino, quindi in certi contesti dobbiamo semplificare il discorso intorno al calice (mia madre non ha bisogno di sapere a memoria tutti i cru di Borgogna per godersi un calice di vino, e probabilmente nemmeno io) dall’altro lato, però, non possiamo ricorrere alla banalizzazione, tantomeno all’invenzione.
Il vino è una professione come tutte le altre. Se il vostro medico, nel referto per il vostro piede rotto, scrivesse: “il paziente si è fatto male al piede” penso che sareste in grado di capirlo, ma non credo che sareste contenti, o soddisfatti della diagnosi in egual misura.
Quindi, se la scienza - per adesso, poi chissà? - ci dice che la mineralità non è, né al naso nè in bocca, riconducibile al terreno di provenienza delle viti, perché parlarne? Troviamo altri argomenti, immagini, riferimenti.
Facciamo uno sforzo in più: del vino possiamo parlare su più livelli e attraverso varie chiavi di lettura.
Quale chiave apre la vostra porta?
🪐 Una bottiglia al supermercato
Il popolo ha votato: una bottiglia sola al mese.
Dopo mesi di assenza, torniamo all’Esselunga (trovando poche novità).
Non lasciatevi ingannare dal colore pallido, quasi trasparente, di questo vino: ne ha di cose da dire, a partire da un bel bouquet delicato che spazia dal floreale al fruttato per concludere con una freschezza e una persistenza invidiabili - considerata la fascia cui appartiene.
Grandi intuizioni si celano dietro questa bottiglia, nata in un momento in cui Langhe = vini rossi (non che adesso la bilancia sia spostata chissà quanto, eh) e il focus era potenza e struttura. Qui si gioca tutto sull’eleganza, sulla sottigliezza, sull’essenzialità
Anche l’etichetta (disegnata dall’architetto Silvio Coppola) e il nome, che strizza l’occhio ai cugini d’oltralpe (e invece è piemontesissimo), hanno contribuito al grande successo di questo vino, che perdura dagli anni ‘80.
👉🏻 Il vino è l’Arneis “Blangè” Langhe DOC di Ceretto
🍔 In abbinamento a un piatto di pasta con frutti di mare
🎮 Per i miei wine nerd: questo vino è figlio della criomacerazione: grazie al contatto delle bucce con il mosto per circa 12 ore a basse temperature (intorno ai 5°C) ci assicuriamo:
la massima estrazione degli aromi primari dell’uva
di non compromettere la freschezza e la delicatezza del bouquet
di non estrarre materia colorante (in questo caso il vino è davvero quasi trasparente)
🛒 È un evergreen dell’Esselunga
☄️ Una bottiglia in enoteca
Anche in questo caso, ho chiesto e avete risposto: un solo vino, con maggiore contesto. Continuerò il mio esperimento di descrizione atipica / evocativa, ma inserirò qualche contenuto anche per i lettori un po’ più nerd - come me 🩵
🍷 Il vino è Pietrafumante Brut Nature, di Casa Setaro | Caprettone 100%
🍔 In abbinamento a una padellata di pettole (pasta fritta con ricetta pugliese)
🎮 Per i miei wine nerd: quelli che penso essere i punti di forza di questo spumante, tecnicamente parlando:
il Caprettone di per sé restituisce un vino base (quello che poi subisce la seconda fermentazione in bottiglia) neutro con buoni livelli di acidità
l’affinamento in bottiglia consente al vino di sviluppare aromi più interessanti ed evoluti, oltre a quelli classici dovuti al prolungato contatto con i lieviti
il terreno è vulcanico (vedi l’ABC di oggi se vuoi saperne di più)
siamo a un’altitudine di circa 350 metri s.l.m (l’altitudine mitiga le temperature)
🎷 These Days, Nico Spotify | YouTube | Apple Music | Amazon Music
Stappi questo vino e rivedi le mani nodose di tua nonna che sbucciano un’arancia dopo l’altra, mentre l’aroma agrumato, pungente della buccia impregna l’aria tutto intorno. Alla nonna piace fare la marmellata di arance. Non appena l’odore ti raggiunge è tardi: note di pasta frolla appena sfornata si sovrappongono alla freschezza degli agrumi. Briciole d’immagini che raggiungono la superficie della tua percezione, come bollicine. In un attimo svaniscono. Eppure non se ne vanno mai, indugiano sul palato, nella mente. E sorridi. La crostata della nonna.
🛒 Dove acquistarlo? Sullo shop online della cantina.
💫 ABC del vino
Ha vinto: conoscere territori e peculiarità
Parliamo del terreno vulcanico, un po’ una nerdata, non me ne vogliate.
Come (spero) avrete capito leggendo l’intro, il territorio e il terreno non possono essere gustati / annusati o in qualche modo percepiti direttamente nel calice.
Ma quindi il territorio e il terreno non c’entrano nulla con il risultato finale nel calice? No, signora mia, c’entrano eccome.
L’esposizione del vigneto: genericamente parlando, la vite ama terreni collinari, esposti a sud (nel nostro emisfero, quello Nord) ed esposti a nord (nell’emisfero Sud)
Il tipo di terreno: tutti i sassi sono insapori, ma alcuni sono più drenanti (impedendo che la vite affoghi o accumuli troppa acqua), altri trattengono meglio il calore o riflettono la luce del sole (aiutando i grappoli a maturare), altri invece trattengono bene l’umidità.
Clima e meteo: ogni varietà di uva ha un proprio habitat ideale, a seconda delle proprie peculiari caratteristiche. Alcune uve sopportano meglio climi più caldi, altre sono più adatte a climi più rigidi (se bazzicate su Twitter: inverners vs estaters).
E via dicendo.
Il terreno vulcanico sul quale sono impiantate le vigne di Casa Setaro - genericamente parlando - può garantire:
un buon livello di nutrimento per la pianta (essendo caratterizzato da un elevato contenuto di minerali come ferro, fosforo, magnesio e potassio)
un buon livello di umidità del suolo, dove si estende l’apparato radicale (nonostante la propria natura porosa)
l’utilizzo della vite a piede franco (ovvero: senza innesto. Che cosa vuol dire? Se ti interessa fammelo sapere nel sondaggio qui sotto)
🌒 Link molto belli
Bollicine calabresi? Yes please.
Il vino ai tempi dell’impero romano? Probabilmente meglio di quanto siamo soliti pensare.
Il 2024 sarà l’anno in cui finalmente i vini bianchi dell’Etna avranno il riconoscimento che meritano? Volesse il cielo.
L’ultimo numero della newsletter
di ci racconta la storia della Guida Michelin, per farci riflettere sulla caratteristica chiave dei contenuti che funzionano.Alessandro Salvano mi incuriosisce da quando ho letto questo post su Intravino (e i soliti commenti incoraggianti dei fedelissimi che bevono solo cru classé). Dalla lettura di questo articolo di Wine Spectator, emerge con forza che al di là di un’idea di vino, Alessandro ha una chiara e diversa idea del modo di fare vino: alla base c’è la condivisione di uno spazio fisico e di idee: forse, se dessimo una rinfrescata al nostro modo di intendere il modo di fare vino, se lasciassimo spazio alle nuove generazioni, forse quelle stesse nuove generazioni (i cui calanti consumi tanto angustiano gli stakeholders) ricomincerebbero ad avvicinarsi al vino con genuina curiosità? Chissà.
Non voglio spingermi così in là da dire che il tappo a vite sia ormai sdoganato, però nel caso di vini destinati a un consumo pressoché immediato possiamo dire che ormai non faccia più specie. L’ho detto? L’ho detto. Sapete cosa? L’aria potrebbe cambiare anche nel caso dei cosiddetti fine wine, o comunque quei vini destinati all’invecchiamento.
Non siamo molto preoccupati per quello che sta succedendo al nostro pianeta, ma dovremmo esserlo. Odio chiudere con una nota così catastrofica, ma credo sia necessaria. Jacopo Cossater su Intravino.
Q&A
Inauguriamo il box delle domande!
Hai una domanda da farmi ma non hai Substack per lasciare un commento? Vorresti un approfondimento? Vuoi consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina?
In più, facciamo che ogni volta vi chiedo se ci sono argomenti che vorreste approfondire, pescando da quelli affrontati nell’episodio corrente:
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Se avete commenti, dubbi o domande, sapete dove trovarmi: mi fa molto piacere confrontarmi su qualunque questione possa venirvi in mente – qui tra i commenti, su Instagram oppure su Threads.
Ci sentiamo presto, ciao!
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