Ciao, io sono Giulia e questa è la Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti racconta e consiglia bottiglie di vino a cadenza tendenzialmente mensile.
🚀 Avere la risposta sulla punta della lingua
Se avessi ricevuto 1€ ogni volta che qualcuno mi ha chiesto: “stasera cucino [inserisci pietanza a caso], che vino posso abbinare?”, adesso sarei milionaria.
E non lo dico certo per lamentarmi: amo suggerire vini alle persone, altrimenti questa newsletter sarebbe l’emblema di un masochismo piuttosto spinto.
La domanda che dovremmo porci, piuttosto, è: perché?
E in seconda battuta: visto che viviamo tutti esperienze uniche e irripetibili quando mangiamo / beviamo qualcosa, la (pseudo)scienza dell’abbinamento cibo-vino ha senso di esistere?
Ovviamente una risposta certa non esiste (o almeno, io non la conosco).
L’abbinamento cibo-vino non ha senso - credo - quando sfocia nel dogma, nella rigidità, nell’assolutismo.
Durante il terzo livello del corso per sommelier i miei insegnanti mi hanno fatto venire la carciofobia: per anni ho evitato i carciofi come la peste, per poi scoprire che stanno da favola con diversi vini, pure rossi!
L’abbinamento cibo-vino ha senso - sempre secondo me - in quanto agente stimolante, fonte di ispirazione, detonatore della curiosità: ci consente di capire meglio il cibo che mangiamo e il vino che beviamo, come questi interagiscono tra loro, rendendoci in ultima istanza maggiormente consapevoli.
La consapevolezza - nella giusta dose che consente di vedere la realtà per quella che è - è l’unico mezzo che abbiamo per vivere un rapporto felice e appagante con la tavola.
Avete presente i canonici binomi vino rosso chiama carne e vino bianco chiama pesce? Niente di più limitante. E non voglio darvi consigli su cosa provare con cosa, non oggi: provate voi a rimescolare le carte in tavola.
(La prossima volta invece parliamo del falso mito del “rosé che non è vino”, ok?)
Quindi, amici miei, non fatevi intimorire da chi crede di avere la verità in tasca e non abbiate timore a sperimentare, provare, fidandovi delle vostre papille gustative.
Se una risposta alla nostra fatidica domanda esiste, fidatevi che la troverete solo lì: sulla punta della vostra lingua.
🪐 Un paio di bottiglie al supermercato
Vi annuncio con gioia che sono riuscita a rompere la monotonia delle mie incursioni alla Coop per andare al Carrefour. E, tra le altre cose, ho trovato un Morellino di Scansano che potrebbe essere il compagno perfetto per grigliate disimpegnate o spensierate serate estive:
🛒 Premessa: non è il vino della vita, ok? Quindi non vi immaginate chissà che. È un vino che vi chiede di non pensare, di berlo e basta.
Il sorso è fruttato (tanta ciliegia) e abbastanza fresco (quindi salivazione in bocca attiva). Io personalmente lo vedrei bene con una lasagna (sia con carne che con verdure), oppure perfetto protagonista di una grigliata in giardino.
Dopo questa avventura al Carrefour, sono tornata al mio porto sicuro, la Coop.
Devo ammettere che ho incontrato un vino niente male, di un’azienda del Chianti, Le Masse di Lamole:
🛒Questo Chianti Classico mi ha piacevolmente sorpreso: il sorso è fruttato, con accenni di tabacco e spezie; il corpo è mediamente strutturato, con una bella acidità a smorzare.
Assolutamente tra i vini rossi dal miglior rapporto qualità / prezzo che abbia mai acquistato al supermercato.
Anche questo vino potrebbe stare benissimo con la carne; io l’ho abbinato alla mia pizza surgelata preferita (Italpizza Margherita 26x38 ❤️) e ha fatto la sua porca figura.
☄️Un paio di bottiglie online
Oggi sono un po’ malinconica, quindi un po’ prolissa. Enostappista avvisato, mezzo salvato.
🍇 Il primo vino di cui vi parlo oggi si chiama “A change of Heart” ed è prodotto da Reka Koncz - giovane, promettente produttrice ungherese.
Ho stappato “A change of Heart” la sera in cui mi sono resa conto che stavo per stravolgere la mia quotidianità lavorativa per la quarta volta in sei anni – quindi il nome era appropriato a prescindere.
Frutto del lavoro di recupero di 3 ettari di vigne vecchie oltre 60 anni, in un territorio caratterizzato da suolo misto vulcanico-argilloso e un clima ottimale (ai più smaliziati si saranno drizzate le antenne: sì, un ambiente molto simile alla vicina zona di produzione del Tokaj - pregiato vino ungherese, ne parleremo).
Reka è famosa principalmente per i suoi bianchi macerati; a tal proposito, vi consiglio di provare anche il suo “Eastern Accents”: ne avevo parlato su Instagram in tempi non sospetti; comunque anche alla prova del rosso si è dimostrata perfettamente consapevole di cosa intende donare al mondo con il proprio lavoro: vini senza filtri.
Questo vino è caratterizzato da netti rimandi al mirtillo, con accenni di pelle e tabacco; il tannino è levigato*, l’acidità è ben integrata** e il finale*** piacevolmente fruttato, con una punta amarognola.
*non “morde” palato e gengive, prosciugandole eccessivamente
** bilanciata, sul pezzo, in equilibrio con le altre componenti: non preponderante
***retrogusto
Trovate “A Change of Heart” su Florwine e “Eastern Accents” su Rolling Wine.
🍇 Altro giro, altro rosso: ho comprato questa bottiglia perché Cascina Melognis dista 11 km - circa 14 minuti in macchina secondo Google Maps - da Saluzzo, l’elegante borgo piemontese dove sono nata.
Non ho molti ricordi di Saluzzo (ci siamo trasferiti quand’ero ancora piccola in Toscana) eppure siamo legati da un nodo sentimentale tanto immotivato quando inscindibile.
Fino a qualche giorno fa non avevo idea che si facesse vino a Saluzzo (se adesso mi fermo a pensarci mi chiedo: perché non avrebbero dovuto, visto il contesto?) e quindi, quando ho trovato questo vino, ho sentito il dovere morale di comprarlo.
La prima domanda che mi è venuta in mente è stata: chissà com’è? la seconda invece: chissà che mire ha, chissà se punta alla profondità dei vini fratelli piemontesi o alla leggiadria dei cugini valdostani. Chissà che non abbia un DNA tutto suo.
È un po’ scontroso, cupo - non si apre subito - è terroso, fruttato di more e mirtilli, con lievi accenni floreali. Il tannino è setoso*, per un vino fresco**, di medio corpo, che sarebbe interessante dimenticare in cantina per qualche anno.
Da provare per capire che dietro ogni angolo di Piemonte si nasconde - potenzialmente - un ottimo vino rosso.
*tannino di ottima qualità, non in evidenza
**ricordate la freschezza? Ne abbiamo parlato nello scorso episodio
Trovate questo vino su Florwine.
💫 ABC del vino
Dopo aver parlato di freschezza e tannini, affrontiamo la morbidezza: cosa vuol dire che un vino è morbido?
La morbidezza è una sensazione tattile, che possiamo valutare durante la fase di assaggio, riconducibile a burrosità, pastosità, vellutatezza.
Un vino morbido avvolge il palato, senza urtarlo, donando una sensazione complessiva di rotondità.
💡Provate a farci caso quando bevete un rosso a base di Pinot Nero, oppure un bianco a base di Chardonnay: il vino accarezzerà il palato e, nel caso del rosso, l’astringenza percepita a livello delle gengive non sarà molto pronunciata; invece nel caso del bianco la salivazione non sarà molto evidente.
🌒 Link molto belli
Il decanter è un oggetto d’antiquariato? In questo articolo pubblicato su Intravino viene fatta un po’ di chiarezza su come/cosa/perché potrebbe esserci la necessità di scaraffare un vino. Piccolo spoiler: non parliamo di vini con una certa età, parliamo di vini giovani!
È nato “(p)Assaggio in cantina”, un modo nuovo ed ecologico (e perfetto per chi non ama usare la sputacchiera) per andare a fare degustazioni in giro per la Toscana.
Siete nostalgici della carta stampata, con uno spiccato interesse per l’enogastronomia? Questo articolo di CiboToday vi consiglia 13 magazine indipendenti sulla cultura enogastronomica - italiana e internazionale.
🌌 Vino & Arte
Dopo aver letto questo articolo del brillante Jason Wilson (la sua newsletter si chiama EVERYDAY DRINKING, io vi consiglio di seguirlo anche su Instagram) mi sono intrippata con le pubblicità anni ‘80 sul vino.
Lo so, lo so, accostare arte e marketing è un sacrilegio, ma certe campagne pubblicitarie sono troppo belle, specialmente a posteriori, e riescono a incarnare pienamente il mood degli anni cui appartengono.
E, soprattutto, mi fanno pensare a mille modi diversi in cui potremmo svecchiare e spolverare la comunicazione del vino anche oggi.
La versione estiva è spettacolare:
Ma anche quella invernale non scherza:
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
Se questo episodio della Guida Galattica per Enostappisti vi è piaciuto, potreste condividerlo per far conoscere il progetto ad altre persone che potrebbero essere interessate:
Se avete commenti, dubbi o domande, sapete dove trovarmi: mi fa molto piacere confrontarmi su qualunque questione possa venirvi in mente – qui tra i commenti, oppure su Instagram.
Ci sentiamo presto, ciao!