Vino e skin care routine
S2 E12 | No, non vi consiglierò di immergervi in enormi vasche contenenti vino rosso e non menzionerò la mia ossessione per la linea Vinopure di Caudalie. Ops.
Ciao, io sono Giulia e questa è la seconda stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / vicende random / link al mese.
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🚀 Io e la mia ossessione
Parliamoci chiaro: il momento più bello della giornata è la colazione. Non c’è discussione. Che preferiate il dolce, oppure il salato, non c’è momento migliore delle primissime ore del giorno: da quando ho iniziato a svegliarmi alle 5:30 di mattina per creare il corso sul vino, faccio addirittura due round di colazione, quindi il piacere che ne deriva è raddoppiato.
Se dovessi immaginare un podio dei momenti più belli della giornata, al secondo posto avremmo senza dubbio il momento che precede l’andare a dormire. Perché? Ma per via della skin care routine, che domande.
Cos’hanno in comune questi due momenti? Sono collegate dal filo della giornata che vivo: la colazione segna l’inizio della giornata, la skin care la fine: sono l’alpha e l’omega della mia quotidianità. Sono anche momenti che vivo in solitudine, in cui mi prendo cura di me.
Chiariamo subito un fatto: non mi interessa se le rughe e l’inesorabile protendere verso il basso della mia faccia sono al 90% dovuti alla mia genetica, continuerò imperterrita a usare i miei tonici esfolianti e i miei sieri, a farmi maschere tutte le settimane, a spalmarmi in faccia le mie cremine e soprattutto la mia protezione 50+.
Ma arriviamo al punto: l’altra sera, prima di andare a dormire, mentre applicavo sul viso questa sedicente, miracolosa maschera notturna antiossidante all’avocado, mi è tornato in mente uno dei tanti falsi miti che circola tra gli esperti di vino: il fatto che sia impensabile far invecchiare un vino con tappo a vite. Che l’ossigeno sia essenziale per l’evoluzione del vino e la complessità che ne deriva.
Siamo sicuri che sia proprio così? Ossigeno e complessità vanno a braccetto? Oppure un vino complesso senza rughe è possibile?
☀️ Cork-Pride & Prejudice
A livello globale, il sughero è considerato il tappo per eccellenza del vino. Oltre a un certo romanticismo legato al pop! che accompagna l’apertura di una bottiglia, pensiamo che il sughero sia anche la miglior scelta per conservare e far evolvere il vino nel tempo.
Dato per assodato che quanto ho appena scritto è più o meno rappresentativo del sentire comune, mettiamo in fila un paio di concetti.
Assunto di base numero 1: il tappo a vite non è sinonimo di bassa qualità. In molti Paesi del mondo - tipo l’Australia, o la Nuova Zelanda - è oggetto di studi da decenni e comunque molto più utilizzato del sughero.
L’assunto di base numero 1 ci porta indirettamente all’assunto, non proprio di base e credo nemmeno proprio ovvio, numero 2: è possibile far invecchiare il vino con un tappo a vite.
L’ossigeno dà, l’ossigeno toglie: nello specifico contribuisce (generalizzando) con note evolute (es. frutta matura) e un profilo più morbido, ma al contempo sottrae freschezza e smorza il carattere vibrante del vino.
Ci insegnano difatti che l’ossigeno deve essere sempre monitorato con gran cautela, durante l’intero processo di produzione: da quando l’uva viene raccolta a quando il prodotto finale viene imbottigliato, ma anche quando il vino viene “dimenticato” in cantina per invecchiare.
Sono necessarie precise condizioni per una corretta conservazione del prodotto nel tempo ed è necessario che il tappo (di qualsiasi natura) non lasci traspirare ossigeno in quantità eccessive, per evitare di incorrere nell’ossidazione del vino.
Possiamo - per loro natura - pensare che i tappi a vite garantiscano una chiusura ermetica, ma non sempre è così: i più moderni tappi a vite sono infatti caratterizzati da un livello di micro-porosità che - secondo alcuni - dovrebbero avere i migliori tappi in sughero.
Per non parlare del fatto che la maggior parte dei vini in commercio utilizza tappi sintetici – che hanno un gran livello di permeabilità e sono ottimali per… vini destinati a essere consumati presto; se “dimenticati in cantina” rischiano di rovinarsi.
Ciliegina sulla torta: tendiamo a pensare che l’ossigeno sia necessario per l’evoluzione del vino in bottiglia, tuttavia, molti tra studiosi ed enologi, nonché organizzazioni che hanno commissionato studi sul tema, hanno nel tempo smentito questo assunto.
Citando l’enologo e ricercatore Emile Peynaud “it is the opposite of oxidation, a process of reduction, or asphyxia by which wine develops in the bottle1” o il professor Pascal Ribéreau-Gayon: “When a wine ages in the bottle, the oxidation – reduction potential decreases regularly until it reaches a minimum value, depending on how well the bottle is sealed. Reactions that take place in bottled wine do not require oxygen.2”
In breve, la corretta evoluzione del vino in bottiglia è dovuta a reazioni chimiche che avvengono a prescindere dall’ossigeno che il tappo lascia entrare.
Ma quindi?
Come spesso accade, la verità sta nel mezzo.
Tappo a vite e tappo in sughero sono due facce della stessa medaglia: la propensione per l’uno, o per l’altro, innanzitutto è una questione di gusto personale (mi piacciono vini più freschi? Più evoluti?); in secondo luogo è una questione di caratteristiche peculiari dell’uva che diventerà vino, ma anche e soprattutto di metodologie di produzione – più o meno ossigeno-friendly – e scelte economiche della cantina.
Per dirla alla carlona: tappo in sughero e tappo a vite sono come il liceo classico e lo scientifico; dall’uno, o dall’altro, siamo usciti tutti con la consapevolezza e la giusta predisposizione a invecchiare sui libri, chi in un modo, chi nell’altro. Senza alcuna garanzia di occupazione, ma questa è decisamente un’altra storia.
🪐 Un vino con tappo a vite
🍾 Il Pinot Nero di MoS, 100% Pinot Nero
🦞 Momento di consumo: Venerdì sera, ore 19:30
🎮 Per i miei wine nerd:
Fresco, fragrante, esile – senza nascondere una nota più profonda, di sottobosco e funghi. Un perfetto vino autunnale, coi tempi che corrono e stiamo vivendo anche invernale.
Ma è comunque un vino che non lascia spazio al pessimismo, vive il proprio eterno venerdì: quando il weekend è alle porte e nell’aria aleggia il profumo di meritatissimo ozio; per noi sfigati nati negli anni ‘90, probabilmente il profumo più bello del mondo.
🎷 Ocean, John Butler Spotify | YouTube
Sul sito leggiamo che il vino deriva da vigneti giovani, cui la cantina sta lasciando il tempo di crescere per esprimersi al meglio; cosa propongono nell’attesa? “Un vino fresco, d’annata – che il tappo a vite contribuisce a mantenere”.
Promessa ampiamente mantenuta.
☄️ Un altro vino con tappo a vite
🍾 La Nascetta di Ettore Germano, 100% Nascetta
🦞 Momento di consumo: sarà che sono a Taranto, ma ho una gran voglia di mare. Quant’è bello il mare d’inverno? Con una puccia o un paio di panzerotti e questa bottiglia di Nascetta, ancora di più.
🎮 Per i miei wine nerd:
Due punti da fissare a eterna memoria:
La macerazione fatta bene
Il vino può invecchiare solo in sugherahahahahaha
10 giorni di macerazione sulle bucce che non obliterano ma esaltano il carattere di un’uva che non spicca per aromaticità; la permanenza in anfora va a dare ulteriore respiro al discorso di questo vino - senza intaccarne l’essenza – che termina il proprio percorso con affinamento in bottiglia.
Tantissimi agrumi, fiori, mandorla, un tocco di miele, forse mi sono sognata anche un tocco di idrocarburo, per andare a chiudere con una nota sapida al punto giusto, insomma, il ritratto di ciò che vorrei bere da qui alla fine dei tempi.
🎷 Grow old with me, John Lennon Spotify | YouTube
Per me questo vino è la prova lampante, imbottigliata, che il tappo a vite non preclude un percorso di attesa e scoperta; non è sinonimo - sempre - di immediatezza e prontezza. Questa Nascetta del 2021 è così gagliarda e scoppiettante, che ti invoglia a chiederti: “e se ti avessi lasciato qualche altro anno in cantina?”
Mi piace chiudere riportando più o meno fedelmente le parole di Sergio Germano in persona: “il vino deve soffocare in bottiglia e aprirsi nel bicchiere”.
Io non sono enologa e ho in generale poche certezze nella vita, ma questa frase qua suona proprio bene.
💫 ABC del vino
Come mai il contributo dell’ossigeno deve essere tenuto sotto controllo? Per lo stesso motivo per cui io mi spalmo in faccia tutte le sere un siero anti-ossidante.
Dicevamo: l’ossigeno dà, l’ossigeno toglie; ne abbiamo bisogno per respirare e dunque vivere ma, al tempo stesso, contribuisce attivamente al nostro invecchiamento.
Che effetto ha l’ossigeno sul vino? Contribuisce al suo profilo con note evolute: un aroma fruttato per esempio tenderà più verso la confettura che la frutta fresca; al contempo, sottrae freschezza e smorza il carattere vibrante.
Per questo, dicevamo, è una questione di gusto e di metodologie di produzione.
Non a caso, anche per la maturazione del vino, ancor prima dell’affinamento in bottiglia e il seguente ed eventuale invecchiamento, prediligiamo l’utilizzo dell’acciaio, in certi casi, in altri le botti in legno (più o meno grandi), o contenitori in cemento: la porosità dei materiali è un elemento decisivo nel delineare il profilo del vino che finirà in bottiglia.
🪐 Ti sei mai chiesto come muovere i primi passi nell’esplorazione dell’universo vino senza quel tipico timore reverenziale?
Sto modellando la Guida Galattica per Enostappisti in un ciclo di serate dedicate alla scoperta del proprio gusto personale, un’introduzione al vino che non mira a formare futuri sommelier, ma bevitori coscienti: fare il primo passo e inaffiare il seme della curiosità per un approccio al vino consapevole.
🛰️ Update: Ho finito di costruire lo spazio virtuale che ospiterà le 5 serate del corso. Siamo (me e me stessa medesima) in fase di costruzione della pagina attraverso la quale potrete prenotare il vostro posto nella prima edizione del corso. Stiamo anche attivamente facendo scouting dei vini che assaggeremo insieme (se vorrete; potrete fare il corso anche “dry”, a secco, non sarà obbligatorio bere) e definendo le ultime cose. Sono un po’ stanca ma molto contenta, non vedo l’ora di dirvi di più.
👉🏻 Ti andrebbe di darmi qualche consiglio o spunto per costruire questo ciclo di serate? Puoi farlo in 2 minuti (giuro) compilando il questionario che trovi aprendo questo link.
🌒 Link molto belli
Mentre noi parliamo di futilità, c’è un genocidio che va avanti sotto gli occhi di tutti. Il NY Times ha parlato con Sari Khoury, il proprietario di Philokalia, cantina situata in West Bank – “Wine is above politics. Wine is tolerance.”
L’esilarante, tragicomica esperienza di una giornalista che ha provato davvero la folle dieta pubblicata da Vogue negli anni ‘70. Su The Kitchn.
Sapete che hanno iniziato a chiudere il Barolo con il tappo a vite? Articolo non recentissimo, ma interessante del Gambero Rosso.
Conoscete il gruppo degli “Svitati”? No? Dovreste.
Anche Jamie Goode, alla domanda “meglio tappo a vite, o sughero?” risponde: “Dipende”.
🌍 Q&A
Avete una domanda da farmi ma non avete Substack per lasciare un commento? Vorreste un approfondimento? Oppure consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina da visitare? Volete semplicemente fare due chiacchiere?
📨 Inviatemi una mail, mi fa sempre super piacere!
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Ci sentiamo presto, ciao!
E. Peynaud (1984), “Knowing and Making Wine”
P. Ribéreau-Gayon et al (2000), “Handbook of Enology - Vol.2 The Chemistry of Wine Stabilization and Treatments”
Finalmente ho recuperato 😁 Un' altra annotazione importante sul tappo a vite, che io relegavo quasi a leggenda ma ha un fondo di verità: la facilità nell' apertura. Al di là delle motivazioni produttive è vero che ne esistono di commerciali. Il tappo a vite si avvicina maggiormente a un pubblico più ampio e più giovane. In molti paesi nel mondo non è assolutamente scontato che tutti abbiano in casa, o comunque a facile portata, un cavatappi. ☺️