Io oooooodio il gewürztraminer
S2 E4 | Solo per imparare a scriverlo ci ho messo trent'anni
Ciao, io sono Giulia e questa è la seconda stagione della Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti aiuta a unire i puntini nell’universo vino, un paio di bottiglie / canzoni / parole / link al mese.
🚀 Noi puffi siam così, noi strani ometti blu
Spero che abbiate letto il titolo con la giusta intonazione.
Riporto la reference, come sempre di un certo spessore:
Se mi chiedeste qual è il mio vino preferito, probabilmente entrerei in crisi. Esistono talmente tante variabili e così tante condizioni che il mio cervello farebbe ciò che fa il mio anziano portatile quando apro tre tab di Chrome contemporaneamente: crash.
E se invece mi chiedeste qual è il vino che potrebbe tranquillamente sparire dalla faccia della terra, senza causarmi il benché minimo dolore?
La risposta sarebbe immediata. Perché, come tutti, anche io ho la mia nemesi - dal nome impronunciabile: Gewürztraminer.
Ripetiamo insieme: Gewürztraminer. Non vi si intorta la lingua?
Io sto al Gewürztraminer come Clark Kent sta alla Kryptonite. Come mia nonna sta ai tatuaggi e ai vegani. Siamo come Gatto Silvestro e Titti.
Certe bottiglie di Gewürztraminer mi ricordano l’odore di uno shampoo sottomarca, o quello della frutta quando ha ormai passato il momento ideale di maturazione: dolciastro e nauseante.
È un odore che definirei appiccicoso: si attacca alle pareti del naso, permeandolo, non lasciando via d’uscita, invadendo e intontendo le mucose.
Ma sapete qual è la cosa più curiosa?
Come l’amore, l’odio è difficile da spiegare: non c’è una ragione univoca dietro al mio sentimento nei confronti del Gewürztraminer. Lo capisco poco, solo a tratti.
La ragione di questa inimicizia probabilmente risiede nel fatto che per tutta la vita ho conosciuto solo un certo tipo di Gewürztraminer: paragonabile concettualmente al prosecchinooooo? proveniente da una sola zona geografica, appartenente a una determinata fascia di prezzo, prodotto per piacere anche al gatto, servito sempre congelato, senz’anima.
Possiamo dire che odio il Gewürztraminer per partito preso? Per un mio bias cognitivo? Per una serie di sfortunate coincidenze, mie scelte sbagliate di fronte alla carta dei vini e scelte discutibili di certi produttori in vigna/cantina? Possiamo.
Possiamo altresì parlare di quell’eccezione che conferma la regola.
Ci spostiamo in Francia e riformulo: io ooooooodio il Gewürztraminer… tranne uno.
🪐 Una bottiglia al supermercato
Gewürztraminer rilassato, agile, con un nitido profilo aromatico, dominato da litchi e spennellate di salvia. Un normalissimo, “standard” Gewürztraminer.
Abbastanza lontano dai calici ghiacciati che vivono nella mia memoria, fascia di prezzo lievemente più alta (perché vi voglio bene e non vi consiglierei mai certe bottiglie).
Consiglierei questo vino? Sì. Lo berrei? No. Per le ragioni di cui sopra.
🍷 Il vino in questione è ERSTE+NEUE Gewürztraminer | Gewürztraminer 100%
🍔 In abbinamento a un pad thai, o perché no, un bel frittino.
🎮 Per i miei wine nerd: quali fattori contribuiscono alla definizione delle caratteristiche chiave di questo vino?
Oltre al profilo aromatico del Gewürztraminer, sicuramente concorrono l’ormai familiare macerazione a freddo (ne abbiamo parlato nello scorso episodio, ricordate?) e la permanenza in acciaio in seguito alla fermentazione: in questo modo la fragranza del vino viene preservata, così come le caratteristiche aromatiche tipiche di questa uva. Che a me fanno venire il mal di testa.
☄️ Una bottiglia in enoteca
Ed eccoci al momento clou.
Pieno, robusto, rotondo, tra aromi speziati e di albicocca matura, senza fastidiose spennellate di salvia: questo vino è l’antitesi del bianco moderno, che vuole verticalità e freschezza.
Sapete cosa? Gli vogliamo bene proprio per questo. Ed è l’eccezione che conferma la regola.
🍷 Il vino del mese è Intuition 2020 di Amelie e Charles Sparr | Gewürztraminer 100%
🍔 In abbinamento a un sushi, un riso al curry, o una grigliata di pesce.
🎮 Per i miei wine nerd: questo vino, corretto, pulito, puntuale, è fatto seguendo i dettami della biodinamica. A cavallo tra pseudoscienza e suggestione, questo peculiare approccio alla viticoltura si basa – in estrema sintesi – su:
il rifiuto della chimica in vigna e in cantina
preparati “naturali” e fertilizzanti omeopatici
l’osservazione dei cicli lunari per dettare i ritmi dei lavori in vigna
La biodinamica è praticata ovunque: sapete perché in certe aree dell’Alsazia è così diffusa?
Grazie alla combo perfetta: pendenze e clima asciutto, che rendono difficile la proliferazione di malattie fungine, che invece prosperano in territori pianeggianti e soggetti a piogge frequenti / alti livelli di umidità.
🎷 Gliding through everything, Four Tet Spotify | YouTube | Amazon Music
Questo vino è come un abbraccio: si gioca tutto sulla morbidezza, sul calore, sulle tinte tenui, sul ritmo lento. Incastrare il viso nell'incavo tra clavicola e collo dell'unica persona che può capirci in quel preciso istante. Respirare a fondo il profumo dell’ancora al presente. Centellinare senza fretta attimi di conforto. Lasciarsi andare con la certezza che non cadremo.
💫 ABC del vino
Perché il Gewürztraminer alsaziano è l’eccezione che conferma la regola?
Grazie a una combo di coordinate geografiche solo in apparenza sfavorevoli, viticoltura eroica e motivazioni meno chiare alla mia mente, che s’incontrano in un prodotto lontano da tutto ciò che sono abituata a disdegnare.
Partiamo dalle coordinate geografiche: l’Alsazia è localizzata a nord est della Francia, al confine con la Germania.
Cosa potremmo immaginare? Un clima terribile, con piogge, vento, gelate frequenti.
E invece, l’Alsazia è stata baciata in fronte da Madre Natura, che ha piazzato al confine con la Germania i monti Vosgi: questa catena montuosa svolge due funzioni vitali:
ripara la regione dalle intemperie
fornisce una serie di pendii provvidenziali per la viticoltura di qualità: i migliori vigneti sono piantati su forti pendenze con esposizione a sud-est per massimizzare l’esposizione al sole
Cosa può distinguere un Gewürztraminer alsaziano da tutti gli altri?
il clima mite e temperato garantisce piena maturazione delle uve: in questo modo i vini prodotti sono tendenzialmente molto robusti e corposi.
fermentazione e maturazione in grandi botti, di terzo o quarto passaggio, cosiddette foudres: donano complessità senza intaccare il profilo aromatico.
DISCLAIMER: segue una nota personale non supportata (che io sappia) dalla scienza: il Gewürztraminer alsaziano non mi fa venire il mal di testa.
Gli aromi sono meno nitidi e precisi, il retrogusto dolciastro è meno invadente. In ultimo, quella nota inconfondibile di spezia dolce al naso trova una corrispondenza e una spalla su cui appoggiarsi nella struttura e nel corpo - notevoli - che in Gewürztraminer prodotti altrove è difficile trovare.
Con questo ho concluso la mia arringa vostro onore, procediamo con il resto della newsletter.
🌒 Link molto belli
Pure Linkiesta ha dedicato un articolo alla pronuncia del nostro amico Gewürztraminer: mi sento capita.
Un bell’approfondimento sulla relazione tra altitudine e vino, su Forbes.
Uno studio recente del NHR ha evidenziato come il cervello dei sommelier si “rimodelli” «sincronizzando circuiti apparentemente indipendenti per ottimizzare la capacità di distinguere tra sottili differenze nel carattere qualitativo del vino» e tradurle in parole. Qui l’articolo del Gambero Rosso che riassume i risultati dello studio. Se avete tempo e voglia vi consiglio però di leggere lo studio originale.
Cosa c’entra una ex star dell’NBA con il vino? Ce lo spiega il sempre ottimo Eric Asimov, sul NY Times.
Cosa ne pensiamo della cancel culture? Dovremmo continuare a bere vino prodotto da persone deprecabili? Vagando su Reddit ho trovato un thread sull’argomento.
🌍 Q&A
Avete una domanda da farmi ma non avete Substack per lasciare un commento? Vorreste un approfondimento? Vorreste consigliarmi una bottiglia di vino, o una cantina da visitare?
Cosa vorreste approfondire in uno dei prossimi episodi?
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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Se avete commenti, dubbi o domande, sapete dove trovarmi: mi fa molto piacere confrontarmi su qualunque questione possa venirvi in mente – qui tra i commenti, su Instagram oppure su Threads.
Ci sentiamo presto, ciao!
Sempre ottima Giuly ❤️ Mi accodo comunque al coro o meglio, tutti quelli che ho conosciuto che vivono il vino con più della semplice curiosità non sono amanti dell'uvaggio in questione. Mi spingo vagamente in là, per quanto ormai parlare di "naturale", ha il senso che ha: potrebbe essere l' unico uvaggio, o comunque uno dei pochissimi, in cui la filosofia produttiva ha effettivamente un riscontro così pesante?
A me non piace ma è vero anche che, come giustamente sostieni, abbiamo in mente quelli gelati, dolcioni e spesso parecchio artificiali. Forse la "New Wave" produttiva gli restituirà in minimo di dignità 😊
Io ho con la Malvasia lo stesso problema che hai tu con il Gewürztraminer, ma nel mio caso è particolarmente problematico perché vivo a Roma e nel Lazio mettono la Malvasia anche nel caffè! Grazie per la newsletter, comunque, l'ho trovata molto interessante!