Ciao, io sono Giulia e questa è la Guida Galattica per Enostappisti: la newsletter che ti racconta e consiglia bottiglie di vino a cadenza tendenzialmente mensile.
🚀 Breve storia di un vino che avrebbe dovuto estasiarmi
Scrivo questa breve storiella mentre Stevie Nicks mi urla nelle orecchie You can go your own waaaaaaaay, go your own waaayy, e dunque vorrei rendervi partecipi:
Avevo letto talmente tante cose belle, ma BELLE, su questo particolare Chianti Classico qua che, chiuso l’ultimo articolo che ne tesseva le lodi, l’ho comprato:
Ero curiosissima di degustarlo, ma avevo la stessa sensazione contrastante che avevo da bambina con i regali di Natale: era bellissimo aprirli, attendevo il momento trepidante, ma sapevo che una volta aperti sarebbe finito tutto, quindi non li volevo mai aprire; insomma, avevo da qualche giorno questo Chianti Classico delle meraviglie lì nel sottoscala che amo chiamare cantina (per darmi un tono) e aspettavo il momento giusto (chissà perché poi, esiste un momento giusto?) e alla fine ho ceduto alla tentazione e l’ho aperto.
PREMESSA: è un vino molto buono.
OKAY, è un vino fatto bene, è buono, però mi ha lasciato l’amaro in bocca, e una strana sensazione per cui continuavo a chiedermi: “tutto qui?”. Come quando chiedevo a Babbo Natale di portarmi un cavallo e lui mi rifilava un pupazzo a forma di cavallo.
Dopo l’amarezza iniziale, ho razionalizzato e ho pensato che in fin dei conti non sono proprio fan del Chianti Classico o del Chianti in generale, un Chianti che mi faccia drizzare i capelli probabilmente devono ancora produrlo; ma, soprattutto, probabilmente volevo farmelo piacere perché tanti dei miei riferimenti nel mondo del vino l’avevano trovato a dir poco sorprendente, super centrato, ecc.
Quindi ho iniziato a dirmi che forse avevo il palato difettoso e tante altre cose, ma alla fine della fiera ho realizzato di essere partita proprio col piede sbagliato; farsi piacere le cose non è mai una buona idea, avere aspettative altissime non è forse l’anticamera della delusione?
Quante volte capita? A me tante, non solo con il vino, ma con libri, film, canzoni, e quindi credo sia giusto fermarmi a riflettere. Devo andare per la mia strada, ovunque il mio palato storto mi porti.
Morale della favola: mai chiedere un cavallo a Babbo Natale e, coi tempi che corrono, sappiate sempre dire: no, questo non mi appartiene — che solo per il fatto di piacere alla “maggioranza” non è detto che sia giusto; o almeno, giusto per voi.
🛸 Stacchetto pubblicitario
Dieci secondi di spot pubblicitario, in cui vi ricordo l’esistenza delle mie selezioni su Bacco Minore: tramite i miei link potete acquistare i vini con un 10% di sconto, pari alla mia commissione.
Shiny happy people: tre bianchi pop che parlano di spensieratezza e aperitivi in terrazza
Pink is punk: tre rosé per farvi ricredere e innamorare della categoria
A little party never killed nobody: sei vini misto bianchi-rossi-frizzanti per le cene con gli amici o con chi volete; oppure semplicemente per fare scorta ✨
Sparkling Forever: quattro vini misti spumante / prosecco, perché è sempre l’ora di un calice di bollicine
Light Reds Up: dimentica in frigo questi rossi per un'oretta prima di aprirli e lasciati stupire dalla piacevolezza della loro veste leggiadra.
👉🏻 Ovviamente se voleste una selezione ad hoc per un’occasione speciale o qualunque altra evenienza, non dovreste far altro che mandarmi un DM con le vostre esigenze: al resto ci penserò io!
🪐 Un paio di bottiglie al supermercato
Eccoci qua, dopo mesi di assenza sono tornata alla mia amata Coop per una ricognizione.
Il primo vino di cui vi parlo oggi è stata una sorpresona:
🛒 Questo, signore e signori miei, è quanto di più simile a un Lambrusco (almeno nello spirito) abbia mai trovato alla Coop: una quasi impercettibile frizzantezza di fondo, accompagnata al naso da note vinose (quell’odore che emanano i tini pieni di mosto per intenderci) e fruttate, per un vero e proprio inno alla spensieratezza.
Perché sono rimasta sorpresa? Perché questo è un vino dei signoroni Antinori, sì proprio quelli che hanno la cantina da urlo nel bel mezzo del Chianti Classico, quella che si vede dall’autostrada.
Fichimori viene prodotto nella loro cantina pugliese Tormaresca ed è uno statement: di quanto i tempi cambino e di quanto (i grandi del settore) siano “bravi” a seguire le mode e le virate di mercato.
Come dicono loro stessi, con il claim più abusato nella storia delle cantine vinicole:
Altro giro altra corsia:
🛒 Questa rubrica prende un’altra piega, oggi me la sento così: questo è il vino di una società cooperativa agricola, che si chiama Le Chiantigiane: sul sito web raccontano di 2.460 ettari coltivati (1 ettaro = 1000 metri quadri) per più di 2.000 produttori che conferiscono le proprie uve.
Lo consiglierei? È un vino corretto, pulito, semplice, con un finale di bocca (il retrogusto che rimane dopo la deglutizione del sorso) molto corto. Cosa vuol dire? Che, visto il prezzo (sotto i 10€) fa il proprio dovere: non esalta, ma non fa nemmeno spavento.
Ricordate che i grandi gruppi - salvo rare eccezioni - tendenzialmente sono sinonimo di due cose:
da un lato: alti standard qualitativi dei processi e di sicurezza
dall’altro lato: vini industriali
Siamo nel 2023: trovare un vino difettoso o oggettivamente cattivo è pressoché impossibile, specialmente al supermercato. Però c’è vino e vino. Vedete un po’ voi.
☄️Un paio di bottiglie online
Ve le avevo spoilerate su Instagram ed eccole qua. Questo mese andiamo in Campania e in Romagna.
🍇 Porca l’oca! È sicuramente ciò che urlerete dopo un sorso di questo irresistibile Sangiovese romagnolo: immediato, fresco, dal tannino gentile, è un vino che fa sorridere.
L’ho bevuto e lo bevo sempre con grande gioia, magari abbinato a un piatto di pasta: mi ricorda che non c’è bisogno di grandi complicazioni per fare un vino buono.
Lo trovate su Callmewine.
Adesso scendiamo in Campania:
🍇 Un vino bianco maestoso, luminoso. Nel calice si mescolano il sale del mare e il sole dell’estate: il sorso è fresco e sapido, con netti rimandi alla pesca e agli agrumi.
Io lo abbinerei a un pad thai veg, ma va a braccetto ovviamente anche con il pesce.
Lo trovate su Callmewine o su Etilika.
💫 ABC del vino
Nei precedenti episodi abbiamo parlato di tannicità, freschezza, morbidezza, sapidità e corpo (o struttura): termini fondamentali per iniziare a districarsi nel mondo delle conversazioni attorno al vino.
Oggi passiamo dalla bocca al naso: uno dei più grandi spauracchi delle persone che si approcciano al vino per la prima volta è il riconoscimento degli aromi.
La farò molto semplice:
I profumi del vino vengono designati per analogia: in nessun vino è mai stata immersa della frutta, o altro: gli aromi che ricordano, per esempio, la frutta, sono dovuti a reazioni chimiche.
Riconosciamo solo ciò che conosciamo: l’archivio di odori di ciascuno di noi è soggettivo.
Alla luce di questo, ognuno di noi di fronte al medesimo calice può sentire aromi diversi: non esiste un aroma giusto o uno sbagliato.
È tutta questione di esercizio: alle prime esperienze il corredo aromatico del vino sembrerà una matassa impossibile da districare. Lo è stato per tutti.
Con curiosità, annusando tutto ciò che vi capita a tiro e praticando la degustazione in gruppo, vedrete che pian piano sarete in grado di districarla, se vi va.
Se preferite godervi il vino senza troppe fisime, va bene lo stesso.
🌒 Link molto belli
BOOM! Bere naturale o convenzionale: esiste una differenza in termini di digeribilità e assimilazione? Secondo questo studio, sì.
Ha aperto un bar per astemi a Londra! Quello dei drink no-alcohol sembra proprio un trend che non è destinato a rallentare.
Per dire: secondo l’indagine Coop per WineNews: “I vini verso i quali i consumatori mostreranno maggior attenzione nei prossimi 2-3 anni? Sono quelli a basso contenuto alcolico e senza alcol.”
Sempre WineNews ci racconta il legame (per me curioso) tra calcio e gastronomia
Il mondo ha salutato il secondo Master of Wine italiano, Andrea Lonardi. Chi sono i Master of Wine? Tra i più grandi conoscitori di vino al mondo. Ma come si diventa Master of Wine?
🌌 Vino & Arte
Questo mese vi regalo un assaggio dell’arte di… fare podcast.
Vi regalo la storia di una donna e delle sue bollicine: Veuve Cliquot, raccontata dalla sapiente, abile, da me personalmente compianta Michela Murgia e dall’altrettanto abile Chiara Tagliaferri.
Buon ascolto!
Per questo mese è tutto: grazie mille per avermi dedicato del tempo.
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